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Nelle fotografie di Gabriele Basilico, la presenza dell’uomo, che si avverte di rado, è più evidente che mai, spesso indefinita, come avvolta da una nebbia diffusa che non riesce a nascondere i volumi e gli spazi del paesaggio urbano. Le sue immagini esasperate sono l’espressione di un’immensa speranza, di comprensione e tolleranza convinte; nascono da una passeggiata fra le macerie. Macerie che talora sono reali, rovine attraversate dal tempo o dai proiettili, non-rovine che rovinano la città, rovine abbandonate o abitate, mai restaurate.