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Gli Ori editori contemporanei ha pubblicato questo volume che dà conto degli interventi e delle esposizioni che Roberto Barni ha realizzato a Firenze durante l'estate del 2007. Barni infatti è intervenuto con opere di grandi dimensioni in alcuni significativi luoghi del entro storico, piazza della Repubblica, piazzale degli Uffizi e piazza Pitti, oltre a realizzare delle vere e proprie mostre nel giardino di Boboli, dove le grandi sculture dialogano con le testimonianze del passato del giardino stesso, al museo archeologico, dove piccole e preziose sculture vengono associate a reperti antichi, e alle Pagliere, luogo di grande suggestione, per il quale Barni ha appositamente realizzato grandi tele dalle quali paiono uscire strane presenze che popolano i grandi spazi. Il tema trattato da Barni s'incentra esclusivamente sulla persona umana, fermo o in movimento; infatti, come dice Baerni stesso in apertura del volume, "per quanto uno possa sforzarsi di immaginare figure diverse di viaggiatori, il viaggiatore per eccellenza resta il pedone, colui che fa un passo dopo l'altro, ed è il principale testimone del dinamismo. [...] Di conseguenza per il pittore, e lo scultore soprattutto, vale a dire quanto resiste dell'albero tradizionale delle arti, la silhouette dell'uomo in cammino rappresenta l'immagine incontrovertibile del viaggio. Non solo quando il mondo offriva, intatte, le sue meraviglie, le sue familiarità e le sue diversità, ma anche oggi, che sotto la spinta della tecnologia assistiamo a una totale omologazione, gli uomini continuano a partire per ogni angolo dell'universo. In fondo nulla pare cambiato nello slancio verso l'altrove. Al di là degli avanzatissimi mezzi di trasporto l'immagine rimane quella del passo: dalle grandi migrazioni dei cacciatori, alle rotte dei mercanti e degli eserciti in marcia, ai mistici percorsi dei pellegrini fino alla solitudine del Wanderer e al chiasso del turista. Per Ulisse si poteva parlare di un viaggio concluso con il successo del ritorno a casa ma ora possiamo ritornare se non siamo sicuri di essere veramente partiti? Il frenetico movimento fisico si capovolge in immobilismo, in bisbetico andirivieni. Il passo e il paesaggio si riaffacciano allora in luoghi dove non esiste lo spazio e la prospettiva e dove l'alto e il basso, il vicino e il lontano sono identici e dove l'identico può diventare il diverso. E dove un punto di vista si può raddoppiare in una perenne ambiguità".