Autore
Editore
Genesi
Luogo di pubblicazione
ISBN
Pagine
544
Dimensioni
23,5x29,5
Lingua
Anno pubblicazione
2006
Rilegatura
Illustrazioni
74 ill. b/n, tavv. Col
A cento anni dalla nascita, la figura, larte e la ricerca espressiva di Enrico Allimandi rinnova il rapporto tra i suoi lavori e la cultura torinese, tra le esperienze parigine e gli inviti alla Biennale di Venezia, tra il fluire delle emblematiche rappresentazioni e il clima di una soffusa poesia, che richiama lessenza dei versi di Paul Eluard dedicati a Max Ernst: In un canto più chiaro dogni sguardo / Si attendono i pesci dangoscia.
Si deve al costante e decisivo impegno del cognato Guerrino Mario Zuliani, con la collaborazione di Bruno Mangano, la determinante indagine intorno a una pittura che dai dipinti ad olio ai disegni alla grafica, concorre a definire una sorprendente stagione creativa che costituisce il corpus di questo volume-catalogo delle edizioni Genesi di Sandro Gros-Pietro.
E proprio Sandro Gros-Pietro nel leggere la pittura di Allimandi, ha colto che nel periodo tra gli anni Cinquanta e Settanta le sue tele sono le prime in Italia a organizzare la rappresentazione pittorica del tempo, nel senso che raccontano una storia con antecedenti e conseguenti, allinterno della stessa tela, i personaggi appartengono ad epoche e situazioni diverse, sono figure scontornate dalla realtà ed immesse, in una dimensione di evocazione, di sogno, di proiezione aperta sul surreale o sulla favola.
La monografia di Luca Beatrice, introdotta da Enrico Crispolti (pubblicata dalla Stamperia Artistica Nazionale), offre un ampio regesto dellattività di Allimandi, che vanta lattenzione di critici come Luigi Carluccio, Marziano Bernardi, Albino Galvano, Angelo Dragone, mentre Marzio Pinottini ha scritto:
lartificio che usa è proprio quello dellallusività, perché lallusività rimanda alluniversale. È unallusività che vuole esprimere anche quel senso dinquietudine, tipico di unetà di crisi. Seguendo questa traccia ermeneutica nellarte di Allimandi ci giunge, declinata in chiave personalissima, leco catafratta duna certa simpatia di Magritte e di Delvaux per le trovate di Bosch e dei Brueghel e, potremmo aggiungere noi, dun Balthus
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