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"L'opera di Turi Simeti è stata analizzata da differenti punti di vista e da varie angolazioni nel corso degli anni, in un arco di tempo che dalla metà degli anni Sessanta arriva fino ai nostri giorni [...]. Non è azzardato affermare che in Simeti alcune componenti intrinseche all'approccio estetico si mantengano negli anni e si conservino in una sostanziale continuità temporale illimitata, nonostante le varianti del luogo, le fasi successive della maturazione del suo linguaggio. È evidente come l'approccio fabrile, che implica una manualità quasi artigianale dell'operare, una consapevolezza dei materiali, ancora oggi si manifesti nella laboriosa tessitura dello scheletro dell'opera, ad altri processo invisibile, nella solida costruzione di quell'impianto o struttura che regge la composizione. Al punto che all'artista, qualche anno fa, è venuto in mente di esibire come scultura una fusione in bronzo dello "scheletro" delle sue tele, operazione quasi concettuale, che rivela l'importanza attribuita ancora da Simeti alla organicità della vita, alla fibra nascosta, oltre il fluire degli eventi. Tra i materiali da sempre impiegati, oltre al legno, l'utilizzo di colle è ancora di primaria importanza nella definizione dell'immagine, nell'esatta ed energica tensione della tela, nell'evidenza della forma, benché dal 1965 l'artista abbia deciso di celare gli elementi alla vista coprendoli con la tela stessa, dunque invertendo il processo del collage, ora sul retro, all' interno e non sulla superficie visibile. [...]";;;38; 5829;"Voigt, Henze