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Giovanni Francesco Guerrieri . Un pittore del Seicento fra Roma e Marche
Autore
Cellini/Pizzorusso
Editore
Marsilio
Luogo di pubblicazione
ISBN
Pagine
163
Dimensioni
Lingua
Anno pubblicazione
1997
Rilegatura
Illustrazioni
col b/n

MOSTRA A Fossombrone un singolare pittore marchigiano del primo 600 Guerrieri folgorato dal Caravaggio Quest'anno l'estate pesarese, oltre che dal consueto festival rossiniano, e' animata da diverse mostre fra le quali quella dedicata a Simone Cantarini. Si tratta, pero', solo di un assaggio - neanche molto felice - della piu' vasta rassegna che si terra' a ottobre a Bologna. Piuttosto, l'appuntamento da non mancare e' nell'entroterra, a Fossombrone, cittadina natale del pittore Giovanni Francesco Guerrieri (1589 - 1657). Culmine di decenni di studi che hanno consentito di ricostruire la vicenda di un ottimo artista la cui opera era stata travolta nella decadenza della provincia, la rassegna e' anche occasione per la riedizione della monografia scritta da Andrea Emiliani nel '91 e ora arricchita da Marina Cellini: oltre un centinaio di dipinti messi a confronto, vagliati e recuperati alla polvere nelle chiesette e nei palazzi di un territorio ancora rurale, punteggiato di piccoli borghi. Fascino non secondario di questa mostra curata da Marina Cellini e Claudio Pizzorusso, con Giancarlo Gori (catalogo Marsilio) e' l'aver lasciato 42 delle 80 opere esposte sugli altari di minuscole parrocchie - come Montemontanaro o Parchiule - consentendo cosi' al visitatore di ricucire la fitta trama di opere dell'artista di Fossombrone il quale, in un territorio da Raffaello in avanti consegnato all'idealita' della bellezza, seminava un virus caravaggesco. A Fossombrone, fulcro della mostra nelle due sedi appena restaurate della Corte Alta dei Montefeltro e della stupefacente chiesa barocca di San Filippo, sono esposte soprattutto le opere del periodo formativo e dei soggiorni romani che culminarono (1615 - 1618) nella prestigiosa committenza per il palazzo dei Borghese in Campo Marzio. Folgorante esperienza, quella della pittura di Caravaggio, e amore giovanile (Guerrieri aveva 17 anni quando intraprese il suo primo viaggio nella capitale) mai tradito. Nemmeno quando i modelli con cui confrontarsi, magari nella stessa chiesa, divennero quelli del Reni, del Domenichino e del Guercino, cioe' di quella scuola bolognese che risuscitava il mito di Raffaello. Il pittore di Fossombrone si misura, piuttosto, con quel drappello eterogeneo di artisti - i Saraceni, Gentileschi, Borgianni, van Honthorst - che, come lui, furono tra i primi a scegliere la strada indicata da Caravaggio. Nelle sale quattrocentesche della Corte Alta, a confronto con le opere degli altri caravaggeschi radunate dalle gallerie Borghese, Doria Pamphilj, Spada, Pitti e Uffizi, Guerrieri sembra spostare il tono della mostra verso una sonorita' piu' bassa e grave. Su tutte le sue tele cala un'ombrosita' severa. Nulla concede, il fossombronese, alle confidenze a mezza voce, al parlare per lusinghe, all'insinuare nell'animo languori e velenose raffinatezze sconosciute al dialetto dei contadini delle valli del Metauro. Il suo eloquio e' schietto, semplice e chiaro, parco nei gesti, scevro d'enfasi, fedele alla realta', interprete del destino di queste terre melanconicamente avviate a una vita oscura sotto il dominio della Chiesa, dopo il tramonto della solare stagione rinascimentale del ducato di Urbino con la morte senza eredi, nel 1631, di Francesco Maria II della Rovere. Quel tenersi a distanza, da parte del Guerrieri, sia dall'esangue artificiosita' classicista che dall'esaltazione barocca non va confuso col provincialismo del talento, ma piuttosto riconosciuto come scelta di arte e di vita da parte di un artista profondamente in sintonia con gli eventi sociali e politici della propria terra. Ai palazzi romani il Guerrieri - figlio di un notaio - preferiva le parrocchie della valle metaurense e un'esistenza senza avvenimenti. Una moglie, sei figlie e la vecchiaia con una di esse, Camilla, anche lei pittrice: "Io gia' son risoluto di stare appresso dell'ella Camilla, perche' ella non puol fare senza me, ne' io senza essa per rispetto della professione", scriveva il fossombronese in procinto di trasferirsi a Pesaro due anni prima della morte, rivelando cosi' il senso di servizio che conferiva al proprio lavoro di artista
Giovanni Francesco Guerrieri . Un pittore del Seicento fra Roma e Marche
Prezzo: € 33.00


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