Autore
Baldelli, F. Ficovic, N
Editore
SelectiveArt
Luogo di pubblicazione
ISBN
Pagine
512
Dimensioni
24,5 x 30
Lingua
Anno pubblicazione
2007
Rilegatura
Illustrazioni
490 b/n e col
Tino di Camaino nacque a Siena presumibilmente intorno al 1280 - 1285.
Figlio dello scultore e architetto Camaino di Crescentino, si formò alla scuola di Giovanni Pisano, che seguì a Pisa al momento del suo trasferimento.
Qui, Tino, divenuto in breve personaggio di spicco, nonché capomastro dell'Opera del Duomo, realizzò il monumento funebre all'imperatore Arrigo VII. Non appena ultimata l'imponente sepoltura, lo scultore fuggì per unirsi ai guelfi senesi e prendere parte alla battaglia di Montecatini, che avrebbe segnato la vittoria di questa fazione a scapito dei ghibellini.
Da quel momento, la sua carriera mosse in costante ascesa. Nuovamente Siena, e poi Firenze, San Gimignano, Volterra, Napoli: sono queste le tappe principali della geografia degli spostamenti del maestro toscano, ritenuto dai contemporanei uno fra i più accreditati esecutori di monumenti funebri.
A lui devono ricondursi il sepolcro di Riccardo Petroni nel Duomo di Siena, quelli altrettanto complessi di Gastone della Torre e Antonio degli Orsi, rispettivamente in Santa Croce e Santa Maria del Fiore a Firenze, nonché le tombe monumentali degli esponenti della casa d'Angiò in quel di Napoli (Caterina d'Austria, Maria d'Ungheria, Maria di Valois e Carlo di Calabria, per citare solo le più importanti).
La permanenza nella città partenopea, dove si era trasferito nel 1323, consacra il ruolo di grande preponderanza avuto dal maestro nelle vicende artistiche dei primi trent'anni del XIV secolo. "Sponsorizzato" dalla casata regnante, che ne fece il proprio punto di riferimento in ogni questione artistica, Tino di Camaino, coadiuvato anche da una cospicua bottega, fu scultore, architetto ed ingegnere, sovrintendendo per conto degli Angiò alle principali iniziative costruttive ed ornamentali.
Fra i momenti più felici della produzione campana sono anche i rilievi eseguiti per l'abbazia di Santa Trinita a Cava dei Tirreni, per mezzo dei quali l'autore mostra, fin in fase tarda, le proprie straordinarie capacità di aggiornamento e di rinnovamento.
Morì a Napoli nel 1337.