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Questo volume accompagna un'esposizione che presenta, per la prima volta in Europa, una raccolta unica, salvata dalle distruzioni dei templi mongoli avvenute nel 1928. Questa commovente testimonianza di una cultura minacciata la cui origine risale all'incontro dei Lama tibetani con i primi Khans mongoli, è l'occasione per una scoperta colorata e fastosa dell'arte buddista. La ricchezza, la diversità delle rappresentazioni e degli oggetti scelti (statue, dipinti, tessuti, testi sacri e oggetti liturgici) permettono di comprendere come i Lama diventarono la classe dominante del Tibet, e come i Mongoli si convertirono al Buddismo. Il primo Buddha vivente dei Mongoli, chiamato generalmente Öndör gegeen Zanabazar (1635-1723), si è messo in luce e ha segnato la storia della Mongolia con la sua attiva partecipazione agli affari politici e religiosi e ha svolto un ruolo di primo piano nell'arte mongola del XVII e XVIII secolo. Zanabazar, che appartiene alla stirpe diretta di Gengis Khan, era dotato di molteplici talenti, fu filosofo e poeta innato. Era appassionato di cultura buddista ed eccelleva nelle arti della pittura e della scultura. Le sue opere combinano armoniosamente i canoni classici dell'arte religiosa orientale con una conoscenza perfetta dell'anatomia umana e offrono un autentico esempio dell'aspirazione del popolo mongolo alla bellezza. Così, fra le statue di Zanabazar presentate in quest'esposizione, quella di Tara verde e quella di Tara bianca incarnano il simbolo perfetto della bellezza femminile. Il catalogo, che accoglie numerosi saggi critici, offre così testimonianza della ricchezza culturale della Mongolia e del ruolo che la Mongolia ricopre nel patrimonio dell'umanità.