Autore
Biraghi / Ferlenga
Editore
Centro di Cultura Einaudi
Luogo di pubblicazione
ISBN
Pagine
950
Dimensioni
Lingua
Anno pubblicazione
2012
Rilegatura
Illustrazioni
100 tav col, decine b/n
A chi si accosti al tentativo di conoscenza di un'epoca storica, oggi, si offrono modelli alquanto invecchiati e - ciò che è piú grave - culturalmente esauriti. Da un lato il modello "specialistico" portato all'estremo, reso ormai quasi una caricatura di se stesso, in base al quale solitari "esploratori", riconosciuti o sedicenti "superesperti" del campo, si addentrano in territori sempre piú circoscritti per condurvi perlustrazioni minuziosamente analitiche ma spesso sostanzialmente inutili. Si tratta dell'evoluzione di un modello positivistico, "scientifico" (o pseudoscientifico), che presuppone l'esistenza di una riserva illimitata di risorse conoscitive, tutte con un identico grado di interesse, cui corrisponde una calcolata quanto pericolosa parcellizzazione del sapere. Dall'altro il modello "enciclopedico", nutrito dai miti della "totalità" e della "completezza ", cui fa da garante il mito piú fasullo e resistente, quello dell'"oggettività ". Il sapere che produce questo modello è generico e cumulativo, tendenzialmente ripetitivo e in fondo innocuo, se non fosse astutamente insidioso dal momento che si accontenta (quando addirittura non si prefigge) di lasciare le cose esattamente come prima.
A fronte di ciò, per cercare di affrontare il complesso "nodo" dell'architettura del Novecento (inteso come comprensivo anche delle questioni teoriche e progettuali, oltreché di quelle realizzative, e della scala urbanistica e territoriale, oltreché di quella architettonica) si è reso necessario mettere in crisi e riformulare tali modelli. Innanzitutto avendo il coraggio di operare delle scelte: lasciato alle spalle ogni ideale di ecumenismo - illusorio e paradossale come l'"ideale" di poter ricordare tutto -, rimane soltanto la possibilità di selezionare, vagliare, discernere; nella consapevolezza che soggettività e opinabilità delle scelte fanno parte dei rischi che bisogna sapersi addossare, accettandole come un li- mite ma facendone anche un punto di forza. In questa prospettiva, una via percorribile - che qui di fatto si è provato a percorrere - è quella di costruire (e non semplicemente di "ricostruire", sulla base di un'idea preformata) un possibile "scenario" con quanto ritenuto memorabile tra tutto ciò che è stato progettato, realizzato, teorizzato, insegnato, pubblicato nel corso del XX secolo, e che ne ha influenzato - modificandolo in modo significativo - l'ambiente fisico e culturale: una sorta di paesaggio fatto di habitat, vedute, materiali diversi, in certi casi semplicemente accostati, in altri ancora mescolati, concatenati, inscindibilmente legati fra loro. Un paesaggio, questo, necessariamente concepito "per parti", e dunque inevitabilmente frammentato, discontinuo; e tuttavia, al tempo stesso, costituito da un tal numero di connessioni e d'intrecci, al punto da farne qualcosa di solidale e unitario.